Farà parte dell’allestimento museale della Galleria degli Uffizi una
formella tattile del dipinto “Pala di Santa Lucia de’Magnoli” (Domenico
Veneziano, 1445), ideata e sviluppata dal gruppo di ricerca di Monica
Carfagni, ordinario di Disegno e Metodi dell'Ingegneria Industriale,
presso il Dipartimento di Ingegneria Industriale Unifi, e finanziata
dall’associazione Rotary. La ricostruzione sarà inaugurata lunedì 27
aprile alle ore 12.30 presso la Galleria. (piazzale degli Uffizi, 6 –
ore 12.30)
La realizzazione della formella si colloca nell’ambito del progetto
T-VedO (Ricostruzione Tridimensionale per non Vedenti di Opere d’arte
pittoriche), il progetto della Regione Toscana che si propone di rendere
accessibile la fruizione di un’opera d’arte da parte di persone affette
da disturbi alla vista attraverso un sistema in grado di trasformare
degli oggetti bidimensionali – come un dipinto – in modelli 3D sia
virtuali che fisici.
La formella tattile della “Pala di Santa Lucia de’Magnoli” non è il primo risultato di T-VedO.
Segue infatti la riproduzione di bassorilievi tattili di due grandi
opere del Rinascimento fiorentino (“L’Annunciazione” del Beato Angelico,
attualmente esposto al Museo San Marco, e la “Guarigione dello Storpio e
Resurrezione di Tabita” di Masolino da Panicale), di alcune formelle
tattili presso Villa La Quiete e la realizzazione del Rosso Di
Montelupo, una delle principali opere nell’ambito del percorso
sensoriale previsto dal nuovo allestimento del Museo della Ceramica di
Montelupo.
A Monica Carfagni abbiamo chiesto di illustrare i passaggi
del procedimento che consentono la ricostruzione tridimensionale di
un’opera pittorica come la “Pala di Santa Lucia de’Magnoli”?
Il primo passo consiste nell’acquisizione di un’immagine digitale
dell’opera pittorica in alta definizione. L’immagine viene corretta dai
possibili errori dovuti alla distorsione ottica e dai difetti di
aberrazione cromatica e segmentata nelle varie aree di interesse. In
particolare, attraverso alcune operazioni di digital imaging, vengono
marcate le parti più rilevanti, per le successive fasi di ricostruzione,
come le figure umane, ma anche, ad esempio, le varie parti delle vesti
che differiscono fra loro per il colore. Questa fase preliminare, per
via della complessità generale del tratto e del colore nel disegno a
mano libera, è l’unica completamente manuale.
Poi cosa succede?
Sfruttando le informazioni relative alla prospettiva dell’opera,
si realizza la prima versione tridimensionale della scena. Si ricavano
le linee di fuga da particolari architettonici e, dalla loro
intersezione, viene ricavata la posizione del punto di fuga.
Questa prima ricostruzione permette di collocare i soggetti e
oggetti nella scena tramite la definizione dei piani (frontali, laterali
etc.) sui quali questi sono collocati. Il modello ricavato costituisce
la base per il bassorilievo ed è fondamentale per rendere al tatto
l’idea della profondità e della sovrapposizione dei soggetti e oggetti
raffigurati: le figure in primo piano risulteranno disposte su un
livello più avanzato rispetto alle figure retrostanti. Questo passaggio
permette di realizzare un modello 2.5D, detto a sagome piatte,
realizzato in modo da ricalcare in vista frontale l’immagine del
dipinto.
Dal modello 2.5D come si arriva alla ricostruzione 3D?
In questo stadio si ha una approssimazione di tutte quelle parti
della scena non rappresentabili tramite piani, come i volti e le vesti.
La geometria di questi elementi necessita perciò di essere sviluppata
ulteriormente attraverso tre metodologie complementari. Dopo aver
proceduto a un’ulteriore operazione di digital imaging, che permette di
ricavare la luminosità dei vari soggetti della scena, viene ricostruito
il modello che approssima il volume, utilizzando la tecnica image
inflating: una volta fissato il contorno della figura, il volume viene
ricavato “gonfiando” la sagoma racchiusa.
La forma principale è invece ottenuta sfruttando le informazioni
connesse all’ombreggiatura e alla luminosità dei pixel che formano
l’immagine digitale (mediante la tecnica shape-from-shading). Grazie
alle più recenti metodologie messe a punto dal gruppo di ricerca, è
possibile ottenere una ricostruzione 3D ottimale. Infine i dettagli più
fini vengono replicati generando una superficie corrispondente al
livello di luminosità dell’immagine del dipinto.
I tre contributi così ottenuti sono quindi combinati mediante
un’interfaccia grafica attraverso la quale l’utente è libero di regolare
l’influenza di ciascuno di essi al fine di perfezionare il risultato,
nell’ottica dell’esplorazione da parte del fruitore finale. La
rappresentazione d’insieme, cioè, deve rispettare il principio della
“sovrapposizione” dei livelli, in base alla quale ciò che sta in secondo
piano ha una sporgenza inferiore di ciò che è più vicino
all’osservatore. Il modello 3D virtuale del bassorilievo tattile è a
questo punto ultimato ed è pronto per essere realizzato mediante stampa
3D.
Conoscenza digitale in ambito storico-artistico
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